IL MONDO PRIMA CHE ARRIVASSI TE


Tra i rami il vento produce una nota costante, stordente. Chiunque abbia sentito i tre spari ora è immobile, assordato dall'unica cosa che si può udire e con le orecchie tese per captare qualsiasi altro rumore.
Uccelli e cicale, cadaveri e casi umani. Tutti a fiato interrotto, tranne il vento che continua a urlare.
Passato lo spavento, passato lo sconforto, terminata la prudente attesa ognuno ritorna ai suoi affari.
Gli uccelli a cinguettare, le cicale a frinire, StranoCaso a respirare.
Solo i cadaveri rimangono a contemplare il canto del vento raggiunta finalmente la pace che meritano.
Da prono rannicchi le gambe e in posizione fetale trattieni le lacrime pensando a tua figlia. Se la prese con se il cielo alla fine di novembre, quando la terza guerra era ormai esplosa. Armi chimiche e vapori pestilenziali colpirono ogni singolo individuo in qualsiasi parte del globo.
Emma morì nel suo letto, tra le braccia della madre che la seguì nel suo viaggio.
Entrambe contrassero l'iniezione che ben presto avrebbe indotto la trasformazione del loro corpo e della loro indole .
Non lo permettesti. Non lo permise la tua 1911.
Non potevano sopravvivere all' infezione e tu arrestasti il processo di emorragia prima che la malattia degenerasse in spasmi e dolore. In TV mostravano gli effetti dell'intossicazione, quando le TV ancora funzionavano, e una volta accertato lo stato di salute di tua moglie e della piccola capisti subito che per loro non c'era più scampo.
In quell'istante tutto morì: la tua vita, i tuoi cari e anche tu stesso.
In quell'istante tutto finì e iniziò l'incubo.
L'epidemia che divenne un'apocalittica pandemia, la deportazione forzata dalle abitazioni private ai campi di raduno e il successivo imbarco dei superstiti su navi da crociera o mercantili enormi. Governate da personale incapace di gestire il mezzo e la situazione.
Era inevitabile che quella nave non sarebbe mai arrivata al suo destino. Era prevedibile che alla prima tempesta si sarebbe incagliata sugli scogli, spezzandosi in due parti, perdendo tutto il carico di viveri e anime lungo centinaia di chilometri di costa. Sparpagliando sogni e speranze di chi ancora credeva di poter rifarsi una vita in una zona incontaminata e distante dall'infezione.
Chi nutriva speranze non eri certo tu. La tua vita se ne andò con Silvia e con Emma che si portarono via il mondo che conoscevi, il passato e il presente e ti consegnarono a un futuro irreale, frastornato, impalpabile come un incubo.
Eri stato costretto ad imbarcarti da ufficiali armati che rispettavano i comandi ricevuti e uccidevano chiunque si opponesse o percuotevano chi rallentava il processo di evacuazione.
Sul mercantile salisti sanguinante e stordito da ripetuti colpi ricevuti alla testa. Per diversi giorni qualcuno ti diede da bere e ti curò le ferite poi un tonfo e ripetute scosse ti scagliarono in un acqua salata e poco profonda. Afferrasti la prima cosa galleggiante che riuscisti a toccare, un frammento di scialuppa che ti accompagnò lungo la corrente depositandoti su una spiaggia di sassi ai piedi di un ammasso roccioso.
Da allora sono passati diversi mesi, non riesci a definire precisamente quanti ma sei certo che un ciclo annuale sia trascorso, lento e monotono, impiegato a nasconderti tra ruderi e vegetazione dagli infetti e dai sopravvissuti sbarcati come te, o già presenti, in questa terra.
Raramente hai permesso a qualcuno di scoprirti. Più di una volta l'incontro è finito in tragedia.
Il mondo prima che arrivasse l'infezione ti sfugge ormai dalla memoria ma quando riaffiora lacera e riapre le ferite.
Il mondo prima che tu arrivasti qui deve essere annullato dalla mente per non farti impazzire sopraffatto dall'ansia e dai sensi di colpa.
Il mondo prima fa piangere e disperare.
StranoCaso esaurisce le lacrime e ricaccia nel ventre i pensieri rigurgitati. Si solleva dal fogliame e recupera lo zaino e il berretto da baseball sgualcito.
Con passo sicuro si dirige nuovamente verso il centro abitato per riprendere a frugare tra gli edifici come un ratto in cerca del suo pasto e di un posto sicuro dove trascorrere la notte che ormai era prossima a calare.
Una notte calda e stellata, una notte malata, appestata. Una notte d'estate rinfrescata da un vento infetto che trasporta polline e virus, odori acri e malattia.
Il mondo prima che arrivassi te era felice, profumato, era vivo da vivere. Ora tutto si riduce al sopravvivere senza nemmeno sapere perché si combatte, contro chi? E in cambio di cosa?

UCCIDIMI


Sono sempre più prevedibili.
Se affrontati da soli e in campo aperto puoi provare addirittura a giocarci, mimando una danza circolare che li disorienta, li fa sentire accerchiati.
Faticano a valutare le distanze e le proporzioni, sembra che non riescano a controllare il movimento delle pupille e girano il collo come i gatti per seguire i tuoi spostamenti, per poi ruotare le spalle e le anche in un evidente sforzo di equilibrio.
L'infezione inizia dal cervello e lo tramuta in uno straccio intriso di sangue.
Occhi, naso e orecchie sono i buchi dal quale fuoriesce, denso e scuro come catrame, quel che resta del loro senno liquefatto. La pressione all'interno del cranio li stordisce, il dolore generato li acceca e incattivisce.
L'epidemia contratta li trasforma in animali affamati, dai movimenti limitati e convulsi. Capaci di agire solo frontalmente e guidati unicamente da un istinto omicida e vorace mai appagato, mai soddisfatto.
Sono all'apparenza goffi e impacciati eppure spesso sorprendono, capaci di effettuare balzi inaspettati come il guizzo di un animale che credevi essere addomesticato. Accompagnano i loro attacchi con gemiti e urla inumane e fortissime, udibili facilmente da altre carcasse nelle vicinanze. Per questo non è mai una saggia idea giocare con loro, perdersi in inutili balletti dal vago sapore scientifico. Non sai mai chi stia assistendo in lontananza alle danze essendo, i loro schiamazzi, uno specchio per allodole vive o morte, curiose o affamate che siano.
Meglio essere rapidi, silenti e poco inclini alle confidenze.
Non sempre, da uno scontro con un infetto, riesci ad uscire indenne. Qualche graffio da curare c'è sempre, come il rischio di danni più consistenti, specialmente se gli assalitori sono più di uno. In questo caso sono tre e salgono rapidi le scale aiutandosi con il corrimano, ansimano, rantolano e inciampano nei gradini.
Due sono particolarmente vicini.
Resti scoperto al centro del pianerottolo quanto basta per invitarli a sbilanciarsi, avidi di arrivarti alla gola. Si intralciano tra loro e passano oltre, non riuscendo a coordinare il proprio corpo e reagire al tuo cambio repentino di posizione.
Mentre compi il passo laterale che disorienta i primi due aggressori alzi le braccia al cielo per caricare il colpo di piccone che si abbatte sul terzo, più arretrato, trapassandolo dalla nuca allo sterno.
Rapidamente disincagli l'arma dal corpo che si affloscia a terra e ti lanci giù dalle scale.
I due infetti impiegano qualche secondo ad invertire il proprio moto e gettarsi al tuo inseguimento, pochi gradini vi separano.
Al piano terra un'alta figura deforme intralcia l'uscita principale del condominio costringendoti a preferire l'uscita posteriore. Anche questo contagiato si protrae per afferrarti finendo solo per colpire i tuoi inseguitori rallentandone ulteriormente il passo.
Esci all'esterno dalla porta sul retro che da su un giardino interno abbandonato e infestato di erbacce e cespugli. Un altro appestato si accascia sotto il peso del tuo piccone che gli stacca letteralmente il braccio dalla spalla e si conficca nel terreno ai suoi piedi. Non hai il tempo di fermarti e raccogliere l'attrezzo.
Hai inferto il colpo in corsa e sempre correndo scompari trai i rovi che affogano il giardino. I passi di chi ti insegue sono ancora ben udibili. Non ti volti e procedi deciso attraversando vicoli, oltrepassando staccionate abbattute e facendoti largo tra vetture demolite dal tempo, immondizia e corpi mutilati.
Finisce il centro abitato e la tua corsa sbocca in campo aperto, i primi alberi del bosco sono distanti parecchie centinaia di metri. Gli inseguitori alle tue spalle non desistono.
Cerchi con lo sguardo il punto in cui la vegetazione è più fitta per poter svanire al suo interno. Ora sei una sagoma nera su un tappeto verde, inseguita da altre tre sagome nere, tutti e quattro visibili da chilometri.
Il sibilo che senti a pochi metri dalle tue orecchie è tutto quello che speravi non succedesse in quel frangente. Lo scoppio arriva dopo tre o quattro secondi.
Continui a correre ma questa volta modificando frequentemente la tua direzione, perché quel sibilo era un proiettile sparato da più di un chilometro di distanza e proseguire in linea retta sarebbe come correre dritti verso la morte. Un altro sibilo e poi lo scoppio, un altro ancora, seguito dallo sparo udibile dopo parecchi secondi e ti rendi conto di esser solo. Non senti più gemiti e passi alle tue spalle.
Voltandoti indietro noti che le tre creature giacciono a terra tra la sterpaglia.
- Ora tocca a me - pensi ad alta voce e le tue gambe rallentano fino quasi a fermarsi. Ma dal bosco non arriva più nessun proiettile, nessuno sparo.
Giungi finalmente ai primi arbusti e ti ci butti a capofitto, tra foglie e rami secchi, con il cuore che batte a mille e il fiatone che ti strozza la gola. Resti immobile ma non succede nulla.
- UCCIDIMI! - urli al vento - UCCIDIMI! - ma neanche il vento ti degna di una risposta.

CHI NON MUORE SI RIVEDE


Pochi i concetti chiari nella tua testa, caro StranoCaso: meglio soli che mal accompagnati, chi non muore si rivede, finché c'è vita non c'è speranza..
Sei sbarcato solo su questa terra e solo vuoi rimanere, a costo di restare nascosto in quella stanza per giorni, tra un divano verde sgualcito e una scrivania imbrattata di sangue.
Al secondo piano dell'edificio in cui ti trovi tendi le orecchie per cogliere le frasi di quei due personaggi che discutono a bordo strada.
Eri intento a cerca provviste in uno dei tanti agglomerati cittadini ai piedi del colle che ospita il tuo rifugio. Era da diverse ore che dribblavi non morti affannati e ansimanti, procedendo nella tua ricerca di provviste con passo cauto e schiena piegata.
Le creature che eviti con estrema attenzione, se non allarmate, restano ferme a contemplare il nulla, con le orecchie tese per captare ogni rumore possa rivelargli un ospite più che desiderato. Altre volte vagano svogliate senza una meta, appesantite dalla loro carcassa putrefatta, apatiche e disinteressate. L'importante è restare sempre al coperto, scrutare prima di muoversi, non produrre alcun rumore e, nel caso la tua ricerca si svolga in un centro disabitato, chiudersi sempre le porte alle spalle.
Eri in una di quelle case abbandonate quando, il rumore di scarpe pesanti e robuste, produssero l'accelerazione repentina dei battiti del tuo cuore, che iniziò a martellare talmente forte che temesti potesse essere udito a distanza.
Due energumeni vestiti con abiti militari e stivali anfibi erano intenti a passare di casa in casa, probabilmente alla ricerca di provviste o oggetti utili, con fare meno aggraziato del tuo. Fiduciosi che nessun superstite avrebbero trovato in quegli edifici o nell'intero paese e che nessun' infetto li avrebbe impensieriti tanto erano armati e protetti da elmetti, giubbotti e indumenti tattici.
Quando furono sotto la tua finestra si concessero una pausa e scambiarono qualche battuta:
- Sono stanco, questo zaino pesa un accidente e sono ore che non troviamo uno straccio di alimento commestibile -
- Lo so Sam e questa cosa mi puzza, per questo non voglio andarmene da qui. E' strano che in tutto il villaggio non si trovi una cazzo di scatoletta sana, solo roba avariata -
- Sarà già passato uno dei nostri, non fare il paranoico Danz, torniamo alla base e facciamola finita con questa inutile caccia alla sardina in scatola.. -
- Può darsi, e se così è quando rientro spacco il culo a qualcuno, è obbligatorio segnare le zone già battute. Se no noi che giriamo a fare?! A rischiare la pelle per poi tornare a mani vuote. Controlliamo queste ultime catapecchie fino alla fine della strada, poi ce ne andiamo verso sud-
Detto questo aprirono con cautela la porta al piano di sotto e il tuo cuore si fermo per un istante, per poi riprendere a pulsare con ritmo regolare e calmo. Stavano per salire, ti avrebbero trovato. La prima regola stava per essere infranta e con il piccone stretto in mano sei uscito sul balcone, appiattendoti al suolo, aspettando che i due sciacalli salissero le scale.
Dall'alto intravedi una sagoma sgraziata che correndo goffa si dirige verso l'ingresso posteriore dell'edificio. Prima di inforcare l'uscio la carcassa emette un rantolo e subito dopo un urlo agghiacciante che congela il sangue tuo e dei tuoi sgraditi coinquilini.
Quello che rispondeva al nome di Sam estrasse un fucile a pallettoni e premette il grilletto senza pensarci due volte, dopo aver atteso che il non morto fosse talmente vicino da non richiedere ulteriori munizioni per essere abbattuto.
- Cazzo Daniel.. Hai fatto un chiasso d'inferno! - esclamò Danz adirato.
I tre rimasero muti e immobili e ciò che attendevano non si fece desiderare.
Da più direzioni giunsero nuovi ululati e mugolii e dalla tua posizione privilegiata già scorgevi nuove zoppicanti apparizioni dirette verso l'origine del fragoroso scoppio.
- Saliamo dai. Quelle bestie stanno arrivando! -
- Stai scherzando?! La su saremo in trappola, dovremo affrontarle una ad una e ogni sparo ne richiamerà altrettanti! Dobbiamo andare ora, corri Sam, stammi dietro! -
Danz scardinò la porta sul retro con una pedata e i due uscirono all'aperto con fucile e accetta alla mano. Ne stesero un paio prima di dirigersi verso sud, dove le case lasciavano il posto alla fitta vegetazione.
Tu, in piedi sul balcone, li guardavi allontanarsi pensieroso su quale sarebbe stato il tuo destino.
Prima di scomparire fra case e rottami Sam si voltò per valutare il vantaggio acquisito sugli inseguitori.
Fu li che ti vide.
Sembrò zoppicare e si fermo fissandoti per un istante, poi tentennò cercando con lo sguardo il compagno che invece era già oltre il muro di cinta diroccato. Infine si rivolse ancora verso la tua sagoma e con un timido gesto della mano sembrò salutarti. Si diresse nuovamente verso sud mimando quello che poteva essere un segno della croce. Scomparvero dietro un muro, portandosi dietro un buon numero di carnivori affamati.
Ma Saml non fu  l'unico a vederti su quel balcone, altre tre rozze carcasse puntarono le scale e cominciarono la risalita. All'ultimo gradino li attendeva un piccone, due mani ben salde al manico e un uomo che non aveva più ragione di temere la morte perché la morte ormai era tutta intorno a lui, nei suoi vestiti, sulla sua pelle, nelle sue narici che inspiravano calme una fredda e umida aria salmastra e autunnale.

UN PO DI STORIA



Come si è arrivati a questo punto? Com'era il mondo prima di oggi e come ha fatto il genere umano a trovarsi in questa situazione?
StranoCaso, sei seduto immobile sui gradini del tuo castello, di fronte ad un falò improvvisato con rami e stracci.
Tra le mani hai un foglio sgualcito e macchiato di sangue nero e raffermo. Lasciato alla tua custodia da un giovane compagno che, per qualche giorno, ha condiviso con te la sopravvivenza prima che una orda di non morti vi costringesse a una fuga scomposta. Scappati in due direzioni diverse e mai più ricongiunti.
Era da non molto che ti trovavi in questa terra, sapevi poco o nulla di quel che sai ora e sono passati ormai numerose albe e tramonti e in tutto questo tempo hai sempre tenuto quei manoscritti con te.
A quel ragazzo piaceva scrivere, lasciare quotidianamente biglietti e piccoli indizi sul suo tragitto e sui suoi prossimi spostamenti, frasi sognanti, a volte anche insulti. Diceva che così facendo qualcuno li avrebbe trovati, raggiunti e portati in salvo.
Secondo StranoCaso quella pratica era, più che inutile, pericolosa.
Lasciare indizi del proprio passaggio era stupido e avrebbe causato a entrambi una stupida fine.
Hai iniziato, di nascosto, a raccogliere parte degli indizi che il ragazzo lasciava, rileggerli e decidere man mano il da farsi. I più pericolosi li hai bruciati o eliminati frantumandoli, i più insensati e innoqui lasciati dove stavano. Dei più interessanti te ne appropriasti gelosamente, soprattutto quelli in cui il giovane cercava di ricostruire i fatti accaduti prima dell'epidemia, come una sorta di diario o di cronistoria. Sperando che, in chi li trovasse, sbocciasse una sorta di coscienza di causa, una consapevolezza di appartenenza comune ad un comune destino. A quel tizio piaceva scrivere e consegnare i suoi scritti al vento.
Per il breve tempo trascorso assieme StranoCaso non lo permise. Si appropriò avidamente dei ricordi del ragazzo per rileggerli saltuariamente nei momenti di ristoro notturni, come ora, nell'intimità del suo castello.
Di quello sbarbato non hai avuto più notizia e la cosa non ti rattrista affatto. Non ti interessa sapere se è ancora vivo, morto o non morto. Non ricordi nemmeno più la sua fisionomia. Gli hai concesso di camminare al tuo fianco per poco meno di una settimana solo perché, il giorno del vostro incontro, quel curioso tipo ti aiutò a guarire da una dolorosa frattura alla mano. Ti salvò il prezioso arto con una fasciatura di legni e stracci e una dose di morfina e quello fu il nomignolo che allora gli affibbiasti: Morphine. Come quel fantastico gruppo musicale dei primi anni 90 o come uno dei pezzi peggiori di Michael Jackson.
Mentre StranoCaso rileggeva, per l'ennesima volta, le pagine rubate a quel nostalgico sognatore disse a voce lievemente udibile:
- Maledetto stupido Morphine, se ancora non sei morto e ti ripesco in giro ti ammazzo io con le mie mani, maledetto, stupido, bravo ragazzo -

3 Aprile 2013 -
La Korea del Nord minaccia di lanciare un attacco nucleare contro gli Stati Uniti. Nonostante le possibilità di un attacco fossero quasi zero, gli USA presero la minaccia seriamente, preparando l'esercito per qualsiasi evenienza. Le settimane passano, mentre la Korea del Nord continua a minacciare gli USA. Le persone iniziano a ridere dietro a Kim Jong Un, definendolo "un poveraccio che vuole solo fare il bullo". Un paio di mesi dopo, le minacce si interrompono, il mondo và avanti, confidente che le minacce fossero solamente un modo del leader Nord Koreano di apparire forte e fiero.
 

5 Giugno 2013 -
La Korea del Nord lancia una bomba nucleare ad una forza USA stazionante in Korea del Sud. Decine di migliaia di militari e civili muoiono nell'attacco. Gli USA e la Korea del Sud rimangono oltraggiati. Contrattacco immediato. Gli USA lanciano un attacco nucleare sulla capitale Nord Koreana, Pyongyang.
Considerando il fatto che la Korea del Nord avesse attaccato per prima e per prevenire una terza guerra mondiale, Russia e Cina decidono di non farsi coinvolgere.

16 Luglio 2013 -
Forze armate USA eliminano gli ultimi sporadici gruppi armati stazionanti in Korea del Nord, rimuovendo completamente le forze militari del posto. Il possesso della Korea del Nord viene concesso alla Korea del Sud. Il paese viene semplicemente rinominato: Korea.

Iran e Syria, oltraggiati dagli avvenimenti iniziano segretamente a lavorare insieme ad un arma biologica da usare contro gli USA.

2 Settembre 2013 -
Alcune fonti iniziano a documentare il diffondersi di attentati in Syria che utilizzano armi chimiche sulla gente del posto.

5 Settembre 2013 -
La presenza di armi chimiche utilizzate negli attentati in Syria convince gli USA ad intervenire, minacciando di attaccare la Syria.
La Russia si oppone all'attacco, minacciando gli USA di conseguenze estreme.

9 Settembre 2013 -
Gli USA ignorano la Russia, attaccando la Syria con attacchi aerei di precisione. La Syria reagisce infrangendo le leggi internazionali, attaccando con armi chimiche le forze USA stazionate in Turchia.

10 Settembre 2013 -
La Russia invade la Korea e la Turchia.
Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Giappone, Israele e Italia supportano gli USA, unendosi alla guerra contro Russia e Syria.
Iran e Cina rapidamente si alleano con Russia e Syria.

11 Settembre 2013 -
Inizia la terza guerra mondiale.
Gli USA pretendono che la Syria interrompa l'uso delle armi chimiche. La Syria accetta, interrompendo gli attacchi con le dette armi, iniziando ad utilizzare invece delle armi biologiche. Le forze della NATO, speranzose di evitare una guerra nucleare, decidono di vietare l'uso di queste armi; tuttavia, un limitato uso di armi biologiche viene concesso.
Russia, Cina, Syria ed Iran schierano i migliori scienziati per iniziare a lavorare su un arma biologica che sperano infligga un colpo devastante alle forze NATO.

Nonostante il permesso della NATO all'uso delle armi biologiche, la Gran Bretagna è convinta che l'uso di armi biologiche causerebbe una catastrofe inammissibile e cerca di convincere tutte le nazioni ad interromperne immediatamente l'uso.
Francia ed Italia sono gli unici paesi a considerare questa idea.
Le forze NATO si trovano d'accordo che l'uso di queste armi era necessario.
La Russia in un comunicato stampa ride alle opinioni della Gran Bretagna, definendola "una piccola e stupida isola che nessuno ascolta".
Oltraggiata da questo commento, la Gran Bretagna lancia un attacco letale alle forze Russe stazionate in Turchia e Syria, aiutando largamente le forze NATO.
Nel frattempo, in paesi come Africa ed Egitto, le armate ribelli riescono a mettere le mani su piccoli quantitativi delle armi biologiche in fase di sviluppo da Russia, Cina, Syria ed Iran.
Privi della conoscenza per concludere lo sviluppo, utilizzano le armi biologiche allo stato grezzo, infliggendo danni mostruosi ai propri soldati ed ai propri civili.
Con il resto del mondo troppo preso dalla terza guerra mondiale, la distruzione causata da queste unità ribelli non viene praticamente notata.
Tutte le armi biologiche usate in Africa ed Egitto causano il primo outbreak di quella che oggi è conosciuta come: "L'infezione".
Il governo egiziano tiene l'infezione relativamente sotto controllo e sconosciuta al pubblico.
L'Egitto fù il primo paese a fronteggiare l'infezione, voci di corridoio affermano che fossero riusciti a sviluppare una piccola quantità di antidoto. Niente di confermato.

Con il passare delle prime settimane, la guerra infuria sempre di più.
Una stima di 15 milioni di morti e 30 milioni di feriti.
L'uso massiccio di armi biologiche ha un effetto di profondo sconforto nel mondo, un velo di tristezza inizia a trasparire nel volto di tutti.
Sul frangente opposto, le forze NATO spingono Cina e Russia indietro e la guerra smette di essere combattuta in Turchia e Korea, limitando le zone di guerra a Syria, Russia, Iran e Cina.

14 ottobre 2013 -
La Syria viene distrutta.

20 ottobre 2013 -
L'Iran viene distrutto.

Per la fine di Ottobre, intorno alle 400 milioni di persone sono morte e 600 milioni sono ferite.
I costi della guerra iniziano a diventare troppo alti e le Nazioni Unite tentano drasticamente di negoziare la pace. Solo Francia e Giappone sono disposti a fermare i combattimenti.
USA, Gran Bretannia, Germania, Spagna, Israele e Italia continuano a combattere Russia e Cina.
 

4 Novembre 2013 -
Russia e Cina terminano lo sviluppo di quella che chiamano, "The Smert' Cheloveka Bomb", che in italiano significa "la bomba della morte dell'uomo".

6 Novembre 2013 -
Con la sconfitta alle porte, Russia e Cina decidono di utilizzare la bomba senza neppure testarla. La devastazione e distruzione fù peggiore di quella che chiunque avrebbe immaginato potesse essere. L'arma causò immediatamente una catastrofe di proporzioni planetarie. La gente di tutto il mondo iniziò a manifestare sintomi di un'infezione. Russia e Cina incluse.
Nonostante esattamente cosa succedesse ad una persona infetta fosse variabile, l'aspetto generale era; caduta dei capelli e dei peli, indebolimento osseo, indolenzimento di tutto il corpo, fame estrema e desiderio di carne, scatti d'ira fino alla morte cerebrale.
Quando avveniva la morte cerebrale, tuttavia, i "corpi" erano comunque ancora capaci di camminare e a volte anche di correre, mentre tutti gli aspetti umani svanivano immediatamente. L'unico sistema di comunicazione diventavano ringhi, urli e grugniti. Il desiderio costante di carne spingeva queste creature ad attaccare le persone non infette che gli erano direttamente vicine.
Circa due terzi della popolazione del mondo venne contagiata da questa infezione.
USA, Giappone, Francia ed Egitto chiedono disperatamente la fine della guerra per evitare l'estinzione della razza umana.
Realizzando la gravità della situazione, tutti i paesi decidono di accettare la fine delle ostilità per fermare questo caos.
Gli scienziati rapidamente scoprono qualcosa, comunque; alcune persone sono completamente immuni.
Tutte le menti più brillanti ancora in vita iniziano a fare ricerche per stabilire perchè alcune persone fossero infette ed altre no. Uno scienziato francese dopo pochi giorni riesce ad identificare uno schema. Un particolare metodo di risposta del sistema immunitario delle persone immuni, garantiva una totale resistenza al venire contagiati.
Un possibile antidoto viene messo immediatamente in lavorazione con priorità assoluta.
Sfortunatamente, una produzione di massa dell'antidoto non poteva essere realizzata in tempi abbastanza ristretti. L'infezione aveva influenzato quasi tutti i continenti del mondo, in un modo o nell'altro.
Australia, Islanda, Groenlandia, Madagascar, Nuova Zelanda ed altre piccole isole che erano riuscite a tenere l'infezione sotto controllo.
Questi luoghi vennero marcati immediatamente come paradisi sicuri.
Governatori, re e regine, dittatori ed altre personalità importanti raggiunsero quasi immediatamente questi paradisi sicuri, per utilizzarli come basi per la nuove civilizzazione.
Nei primi di dicembre del 2013, molti delle persone immuni vennero inviate in questi paradisi sicuri.
Molta gente ce l'ha fatta. Sfortunatamente, molta altra gente no.
Il clima era cambiato. Alcuni aerei ed alcune barche dirette ai paradisi sicuri vennero distrutti da tempeste improvvise di violenza inaudita. Alcune persone si trovarono bloccate in paesi stranieri. Alcune persone, imbarcate su transatlantici diretti  in Australia o Nuova Zelanda, si trovarono bloccate in Russia dopo delle tempeste.

Io sono una di quei sopravvissuti e sono ancora vivo, venite a cercarmi.


Tratto liberamente e senza permesso alcuno da
Scritta e inventata dal FIRE CLAN (o da chi per loro).
Persone che stimo molto per l' impegno e il contributo che danno a questo gioco e a noi giocatori.

DEVIL'S CASTLE


Oltrepassato il fienile, hai atteso qualche minuto prima di tornare sui tuoi passi strisciando. Ricoperto di rami e foglie per mimetizzarti con il terreno.
Avanzi muovendoti di pochi centimetri alla volta, con l'intenzione di raggiungere quel gruppo di massi a pochi metri, dietro ai quali ti sarà possibile allontanarti dal fienile indisturbato.
Dieci minuti buoni son serviti per scomparire nel fogliame e riapparire nella zona coperta prefissata. Solo una volta hai avvertito di nuovo quel bagliore.
Due lampeggi distinti e una breve pausa.
Eri già immobile quando l'obbiettivo è tornato a cercarti fra i cespugli, ti ha accarezzato senza soffermarsi. Poi più nulla, segno che il tuo accrocco di sterpaglia ha funzionato.
Ora ti trovi dietro i masi di granito sufficientemente alti per permetterti di procedere accovacciato. 
Ti sei segnato bene nella memoria qual'era lo spuntone roccioso e ti dirigi verso l'obbiettivo con molta calma e la speranza di arrivare troppo tardi all'appuntamento e non trovare più nessuno.
Meglio soli. Ripeti alla luce delle tue esperienze.
Ogni incontro, fino ad oggi, non ha mai restituito nulla all'entusiasmo scaturito. Solo brutte sorprese, pessime esperienze, dolorose azioni necessarie per preservare la tua salute. La tua coscienza è sporca come le tue mani e i tuoi vestiti, la tua anima dannata, sei convinto che l'inferno che ti attende sarà migliore della tua vita vissuta.
Ti difendi dalle aggressioni per solo spirito di conservazione, senza pentimenti o cattiveria. Non c'è nulla di personale quando rompi a mazzate il cranio di qualcuno, che sia stato precedentemente un uomo vivo o un non morto.
Procedi senza fretta, raccogli bacche nel tragitto a parabola molto ampia che percorri per avvicinarti al tuo obbiettivo di giornata. Arrivi a destinazione dopo parecchi minuti e fortunatamente ti ritrovi da solo a scrutare da lontano la roccia piatta che fungeva da balcone per la curiosità del cecchino.
Testimonia la corretta posizione una confezione vuota di fagioli in scatola, aperta malamente con un attrezzo poco idoneo, forse un seghetto. Aspetti ancora una mezz'oretta nascosto nel cespuglio in cui ti trovi. Non vuoi brutte sorprese e hai solo un piccone tra le mani, poco adatto contro un arma da fuoco.
Passato il tempo utile ti avvicini e comincia il gioco dell'investigatore privato.
La confezione di fagioli non è scaduta o danneggiata. Poco più a valle ci sono resti di scorza d'arancia. Le bacche a fianco della posizione di tiro non sono state toccate. Tutto questo denota che il cecchino se la passa bene a rifornimenti e questa abbondanza sta alla base della sua scarsa aggressività. Una bestia affamata e armata avrebbe sicuramente premuto il grilletto vedendoti fermo ai piedi della montagna intento a lavarti il viso nel ruscello. Vista da qui la tua posizione era terribilmente scoperta. Ti dai dello stupido incosciente.
Qui non c'è altro da vedere e ti volti cercando le tracce della sua dipartita. Sembra essere sceso a valle costeggiando lo strapiombo ed essersi diretto verso il fienile dietro il quale, ai suoi occhi, eri scomparso.
Decidi di andare dalla parte opposta e risalire il costone poco pendente per guadagnare una posizione privilegiata e godere del panorama.
Da bambino frequentavi un lungo simile, un bosco di faggi e castagni che racchiudeva al suo interno le rovine di un antico borgo. Era la meta autunnale preferita dai tuoi genitori per cercare funghi e fragoline e passare una giornata nella natura. Un tuffo al cuore ti assale quando tra il fitto boscame scorgi dei massi troppo regolari per essere naturali. Ti ritrovi ai piedi di un' antico rudere, un caseggiato medioevale terribilmente simile a quello ancora vivo nei tuoi ricordi. Ma non può essere lo stesso. Da bambino vivevi a mille miglia da qui. Quelle mura franate risvegliano i ricordi ma non sanno più accendere i tuoi sogni come facevano un tempo, quando ti immaginavi sovrano di un regno sfarzoso, padrone di tesori e terreni, quando fingevi che un castello diroccato fosse  il tuo regno e la tua dimora.
Ora, da adulto, ti appropri della tua scoperta e ti sembra di aver realizzato un sogno fantastico.
Devil's Castle, così cita la targhetta affissa alla base di un capitello franato, diventerà la tua casa, sufficientemente lontana da qualsiasi centro abitato da tenere lontani i curiosi vivi e i morti affamati. La torre, unico manufatto ancora in piedi, sarà dimora e osservatorio. Le cinta franate saranno accessi facilmente controllabili e con gioia ti riappropri delle tue fantasie di ragazzino e ti senti meno solo, meno in pericolo, meno sperduto.
Una casa è quel posto dove a tutto puoi dare un inizio e nulla ti vieta di credere che questo luogo sia sempre stato tuo e che da qui possa cominciare una nuova orribile vita.

CACCIATORI E PREDE.


Ogni mattina ti svegli dal sonno ma non dall'incubo. Dormi vestito con gli abiti che hai trovato e le tasche piene di fortuna, se fortuna hai avuto.
Lo stomaco è sempre vuoto, la gola è sempre secca.
Maledici il freddo che ti penetra nelle ossa. Per te il caldo é più sopportabile e fa sentire vivi e coscienti. Il freddo invece ti avvicina mentalmente alla morte e ai tuoi quotidiani compagni di vita. Quelli che una volta erano i tuoi simili.
La schiena duole per aver dormito abbracciato ad un piccone e con la testa sorretta da uno zainetto, pieno di lattine e cibo che sei riuscito a trovare tra le rovine delle città che hai visitato. Città deserte senza anima n'è vita, popolate da esseri privi anch'essi di tali attributi.
Le stesse domande ti tormentano e le risposte si fanno sempre più distanti e meno importanti. I problemi ora sono altri e più concreti: mangiare, bere, nascondersi e sopravvivere. 
Spesso ricordi dove hai deciso di accamparti e la mattina seguente ti ritrovi vivo nel luogo che avevi deciso di chiamare casa per una notte. Altre volte ti svegli in un prato o in un edificio senza ricordare come ci sei arrivato. In quei casi un brivido ti scuote immaginandoti incosciente disteso all'aperto, in balia di qualsiasi attacco. Saresti potuto morire nel sonno azzannato da un morto o da un animale senza poter reagire, senza possibilità di successo. L'unica cosa certa ad ogni risveglio é lo spettacolo macabro e svilente che ti si parà davanti ad ogni tua incursione nei centri abitati in cerca di vivande e beni di prima necessità. Cadaveri, uomini morti che camminano, ovunque.
Odore di sangue e stracci che si mischia a quello del cibo avariato e degli escrementi di animali ormai diventati i padroni del territorio.
É ora di colazione e StranoCaso estrae dallo zainetto una mela e una scatoletta di tonno. Spinge giù il cibo in gola con l'aiuto di una bibita gasata. Mastica a brevi intervalli per permettere all'udito di percepire comunque qualsiasi rumore possa presagire l'arrivo di un ospite indesiderato.
Ogni ospite in questa vita sarebbe indesiderato. Che si tratti di uno zombie o di un sopravvissuto come te.
L'acqua torbida di un rivolo ti strappa dagli occhi le ultime tracce di una notte poco riposante prima che il suono di erba calpestata ti faccia trasalire obbligandoti a lasciare il ruscello per infilarti in un cespuglio di rovi e spine. Poco più a nord un cervo corre e salta terrorizzato dalla figura distorta che lo insegue. Non c'è possibilità per l'inseguitore di raggiungere la preda ma sembra che il gioco stia andando avanti da ore e il cervo appare stanco. Ad ogni vantaggio acquisito si ferma un poco per riposare. Ciò permette al cacciatore di guadagnare il distacco e tutto si ripete per l'ennesima volta. Ancora qualche metro di salti e scambietti poi di nuovo le due figure si riavvicinano senza mai coincidere. Valuti se intervenire e provare a strappare quell'animale stanco dalle mire di quel cadavere ambulante. Certo non per regalargli una fine migliore. No, con solo l'aiuto di un piccone è meglio restare nascosto e osservare. Il cervo stremato non si accorge dell' arrivo, in direzione opposta, di altre figure affamate richiamate dal rumore degli zoccoli e dai rantoli del primo inseguitore. In un secondo il cervo é circondato. In un attimo ha due sagome attaccate al collo e una che guadagna terreno per servirgli lo stesso trattamento. Saggia decisione StranoCaso quella di restare fermo dove sei. Volti lo sguardo e ti allontani indispettito dal furto del pranzo subito. Cammini sotto vento per non allertare i commensali che hai appena abbandonato. Scegli un sentiero poco battuto che ti porterà senz'altro in un posto simile a questo e non ti preoccupi di segnare il tuo passaggio o annotarti, anche mentalmente, una sorta di mappa o percorso che possa darti l'illusione di sapere dove sei e dove stai andando. Non importa dove o quando o perché sei qui. Non importa chi o cosa ti sta puntando da circa 800 metri con un mirino telescopico oltre quelle rocce. Hai visto il lampo del riflesso del sole su quella lente mentre ti lavavi il viso nello stagno. Se avesse voluto ucciderti l'avrebbe già potuto fare decine di volte. Ora vuoi solo capire chi o cosa si celi dietro quel vetro luccicante. Ma prima devi fingere di andartene, raggiungere quel fienile in lontananza e una volta aggirato l'edificio decidere la prossima mossa per sorprendere il curioso e titubante cecchino.

SEI UNO STRANOCASO UMANO.


Rimani immobile davanti alla finestra.
Ti senti rinato ma con te non hai più niente del passato.
Il mondo la fuori non è peggiore di come era ieri e se domani sarà altrettanto dipende tutto da come impiegherai le prossime ore. Ora fermati un attimo e rifletti:
Chi eri ieri e ora chi sei?
Che cosa ha cancellato tutto quello che conoscevi di te e del mondo e l'ha tramutato nell'oblio che vedi la fuori adesso?
Come ti dovrai comportare e quale strada intraprendere?
Per ora puoi solo uscire da quell'angusta stanza imbrattata di sangue non tuo e scegliere uno dei punti cardinali da seguire.
Chi eri ora non importa più. Solo chi sei adesso ha importanza.. e chi sei?
E' strano, non può essere successo tutto per caso. E' strano non avere un passato al quale aggrapparsi.
Il caso ha voluto che ti trovassi qui in questo strano giorno e guarda caso non sei solo.. C'è chi ti guarda da oltre quella stanza.
Un' ammasso di carne e stracci per la verità non molto diverso da te.
Digrigna i denti e si trappa le unghie sull'asfalto. Accovacciato dall'altro lato della strada a ridosso del bosco fitto e scuro che ne fa risaltare la figura.
I vostri occhi si incrociano ancora per un istante, poi lui fa la prima mossa e balza nella tua direzione. Usa quattro arti come appoggio ed emette un ringhio poco rassicurante.
Ora non sembra più un essere umano.
Ora tu e quello strano quadrupede siete palesemente diversi.
Lui ti vuole e anche questo non è un caso.
Ti chiedi ancora chi sei? Cosa devi fare? Ti chiedi ancora il perché?
Tu sei uno StranoCaso Umano in un mondo che di umano non ha più nulla di identificabile. Era così ieri e sarà così anche domani, qualsiasi sia la decisione che prenderai nei prossimi 4 secondi che ti separano da quella figura che incombe.
Non riflettere e agisci. Vattene da qui. Penserai alle tue domande mentre corri lontano da questo posto.
Non fidarti di nessuno. Non condividere con nessuno. Non dar retta a nessuno e soprattutto non farti seguire. Trova un riparo prima della notte e una scure per difenderti. L'importante ora è bere, mangiare e vivere. Ciò che è importante ora è restare uno StranoCaso Umano, ma vivo, tra tanti strani umani morti che camminano.
Ed è con questo pensiero che StranoCaso apre la porta della casa che, fino a pochi secondi prima, gli sembrava un rifugio sicuro, dribbla il goffo esemplare poco Umano che sta per saltargli alla gola e corre. Corre oltre la strada, dentro al bosco, oltre gli arbusti e gli alberi caduti fino a perdersi nel niente. Un niente pieno di occhi e orecchie.
Allora cosa è cambiato da un tempo? Nulla, assolutamente nulla.