IL MONDO PRIMA CHE ARRIVASSI TE


Tra i rami il vento produce una nota costante, stordente. Chiunque abbia sentito i tre spari ora è immobile, assordato dall'unica cosa che si può udire e con le orecchie tese per captare qualsiasi altro rumore.
Uccelli e cicale, cadaveri e casi umani. Tutti a fiato interrotto, tranne il vento che continua a urlare.
Passato lo spavento, passato lo sconforto, terminata la prudente attesa ognuno ritorna ai suoi affari.
Gli uccelli a cinguettare, le cicale a frinire, StranoCaso a respirare.
Solo i cadaveri rimangono a contemplare il canto del vento raggiunta finalmente la pace che meritano.
Da prono rannicchi le gambe e in posizione fetale trattieni le lacrime pensando a tua figlia. Se la prese con se il cielo alla fine di novembre, quando la terza guerra era ormai esplosa. Armi chimiche e vapori pestilenziali colpirono ogni singolo individuo in qualsiasi parte del globo.
Emma morì nel suo letto, tra le braccia della madre che la seguì nel suo viaggio.
Entrambe contrassero l'iniezione che ben presto avrebbe indotto la trasformazione del loro corpo e della loro indole .
Non lo permettesti. Non lo permise la tua 1911.
Non potevano sopravvivere all' infezione e tu arrestasti il processo di emorragia prima che la malattia degenerasse in spasmi e dolore. In TV mostravano gli effetti dell'intossicazione, quando le TV ancora funzionavano, e una volta accertato lo stato di salute di tua moglie e della piccola capisti subito che per loro non c'era più scampo.
In quell'istante tutto morì: la tua vita, i tuoi cari e anche tu stesso.
In quell'istante tutto finì e iniziò l'incubo.
L'epidemia che divenne un'apocalittica pandemia, la deportazione forzata dalle abitazioni private ai campi di raduno e il successivo imbarco dei superstiti su navi da crociera o mercantili enormi. Governate da personale incapace di gestire il mezzo e la situazione.
Era inevitabile che quella nave non sarebbe mai arrivata al suo destino. Era prevedibile che alla prima tempesta si sarebbe incagliata sugli scogli, spezzandosi in due parti, perdendo tutto il carico di viveri e anime lungo centinaia di chilometri di costa. Sparpagliando sogni e speranze di chi ancora credeva di poter rifarsi una vita in una zona incontaminata e distante dall'infezione.
Chi nutriva speranze non eri certo tu. La tua vita se ne andò con Silvia e con Emma che si portarono via il mondo che conoscevi, il passato e il presente e ti consegnarono a un futuro irreale, frastornato, impalpabile come un incubo.
Eri stato costretto ad imbarcarti da ufficiali armati che rispettavano i comandi ricevuti e uccidevano chiunque si opponesse o percuotevano chi rallentava il processo di evacuazione.
Sul mercantile salisti sanguinante e stordito da ripetuti colpi ricevuti alla testa. Per diversi giorni qualcuno ti diede da bere e ti curò le ferite poi un tonfo e ripetute scosse ti scagliarono in un acqua salata e poco profonda. Afferrasti la prima cosa galleggiante che riuscisti a toccare, un frammento di scialuppa che ti accompagnò lungo la corrente depositandoti su una spiaggia di sassi ai piedi di un ammasso roccioso.
Da allora sono passati diversi mesi, non riesci a definire precisamente quanti ma sei certo che un ciclo annuale sia trascorso, lento e monotono, impiegato a nasconderti tra ruderi e vegetazione dagli infetti e dai sopravvissuti sbarcati come te, o già presenti, in questa terra.
Raramente hai permesso a qualcuno di scoprirti. Più di una volta l'incontro è finito in tragedia.
Il mondo prima che arrivasse l'infezione ti sfugge ormai dalla memoria ma quando riaffiora lacera e riapre le ferite.
Il mondo prima che tu arrivasti qui deve essere annullato dalla mente per non farti impazzire sopraffatto dall'ansia e dai sensi di colpa.
Il mondo prima fa piangere e disperare.
StranoCaso esaurisce le lacrime e ricaccia nel ventre i pensieri rigurgitati. Si solleva dal fogliame e recupera lo zaino e il berretto da baseball sgualcito.
Con passo sicuro si dirige nuovamente verso il centro abitato per riprendere a frugare tra gli edifici come un ratto in cerca del suo pasto e di un posto sicuro dove trascorrere la notte che ormai era prossima a calare.
Una notte calda e stellata, una notte malata, appestata. Una notte d'estate rinfrescata da un vento infetto che trasporta polline e virus, odori acri e malattia.
Il mondo prima che arrivassi te era felice, profumato, era vivo da vivere. Ora tutto si riduce al sopravvivere senza nemmeno sapere perché si combatte, contro chi? E in cambio di cosa?